Guida ai Tessuti Sostenibili: Futuro della Moda Eco-friendly

da | Set 7, 2023 | Moda

L’industria della moda contribuisce al 10% delle emissioni globali, superando persino le emissioni generate dal traffico aereo e marittimo.

È stato calcolato che ogni cittadino europeo, in media, getta circa 11 kg di abbigliamento ogni anno, la maggior parte dei quali finisce incenerita o in discarica, con soltanto l’1% che viene effettivamente riciclato.

Il poliestere impiega oltre 200 anni per degradarsi in natura e tale processo non è completo.

Questo materiale è uno dei principali responsabili della microplastica negli oceani, sia durante la fase di produzione che durante il lavaggio domestico.

Per migliorare la situazione attuale, si è cercato di individuare nuovi materiali tessili che siano più ecologici, etici e cruelty free.

Le fibre seguenti sono una scelta sostenibile per chi cerca tessuti responsabili dal punto di vista ambientale, animale e soprattutto salutare.

  • Lino:
    il lino viene prodotto dall’omonima pianta, che per essere coltivata richiede pochissime risorse. Meglio ancora, ovviamente, se si tratta di lino da agricoltura biologica. Va sottolineato inoltre che il lino cresce anche in terreni scarsamente fertili, e che può assorbire molta anidride carbonica.
  • Juta: 
    altro tessuto di origine vegetale e la juta, materiale povero ma decisamente sostenibile. Come avviene per lino e canapa, il materiale tessile arriva dal fusto della pianta, che può raggiungere i 4 metri e assorbire tantissima CO2.
  • Cotone organico:
    il cotone può essere coltivato in modo biologico, senza l’uso di pesticidi o di sostanze chimiche.
  • Canapa biologica: 
    la canapa, della famiglia della cannabis ma senza nessuna capacità psicogena, è stata coltivata per secoli per la fabbricazione di tessuti. Richiede meno acqua del cotone, non necessita di pesticidi, non impoverisce il suolo.
  • Lana e cashmere: 
    di origine animale e non vegetale, lana e cashmere possono essere prodotti in modo sostenibile ed etico.
  • Caucciù:
    è una gomma naturale estratta dal lattice di alcune piante chiamate Alberi della Gomma ed è considerato il più antico tipo di gomma al mondo. È tradizionalmente lavorato attraverso un processo meccanico chiamato Vulcanizzazione ed è amico dell’ambiente. Negli anni, è stato sostituito da gomme sintetiche a base di petrolio a causa dei costi elevati e dei lunghi tempi di produzione. Tuttavia, alcune aziende ancora lo utilizzano per produrre principalmente suole per scarpe e altri articoli. È importante notare che il caucciù è un materiale completamente naturale, non sintetico, e viene a volte erroneamente confuso come tale. È stato anche incorporato nelle fibre tessili naturali, sebbene non sia una vera fibra tessile.

Materiali next-gen

  • Econyl:
    poliestere riciclato di una realtà italiana, la Aquafil, che realizza filati di nylon a partire dalla raccolta e dalla lavorazione di rifiuti sintetici di varia natura, dalle reti dia pesca fino alla plastica riciclata, per arrivare a varie tipologie di materiale di scarto.
  • Lyocell o Tencel:
    è un tessuto ecosostenibile realizzato principalmente dal legno. È noto per la sua completa biodegradabilità e il rapido degrado. Questo tessuto è stato sviluppato negli anni ’80 e ora è ampiamente utilizzato nell’industria della moda eco-friendly. La sua produzione è considerata sostenibile grazie a un processo “a ciclo chiuso” che evita sottoprodotti nocivi, richiede poca acqua ed energia ed è veloce. Tuttavia, la vera sostenibilità dipende dalla gestione responsabile delle foreste da cui proviene il legno.
  • Kapok:
    Il kapok è una fibra tessile naturale estratta dalla pianta “Ceiba pentandra”. Questa fibra è leggera, isolante ed eco-sostenibile. La cultura Maya la considerava sacra, credeva che le anime dei morti salissero su questa pianta per raggiungere il cielo. Le caratteristiche principali del kapok includono la sua leggerezza, capacità di galleggiare, lucentezza e il fatto che non richiede l’uso di fertilizzanti o pesticidi nella coltivazione. È utilizzata anche nel settore tessile e dell’abbigliamento.
  • Viscosa “Ecovero”:
    è una variante specifica di viscosa, una fibra semisintetica derivata dalla cellulosa vegetale. Tuttavia, rispetto alla viscosa tradizionale, ha un’impronta ecologica inferiore.
  • Banana:
    “Bananatex” è un tessuto resistente, impermeabile e compostabile ottenuto da piante di banane Abacá, sviluppato da QWSTION, un brand svizzero. Il tessuto Bananatex è stato reso open source per incoraggiare altri brand a utilizzarlo. La produzione avviene in Europa e Cina, in una piccola fabbrica a conduzione familiare con standard etici.
  • Birra:
    “Beer Dress” prodotto da Nanolloose. Un’alternativa al cotone le fibre di cellulosa utilizzate per creare il tessuto vengono ottenute grazie alla fermentazione e possono essere prodotte su scala industriale senza gli enormi costi ambientali del cotone. Il sistema permetterebbe inoltre di creare abiti senza cuciture
  • Bambù: 
    è una pianta che può essere trasformata in tessuti e abbigliamento. Tuttavia, il processo di produzione coinvolge sostanze chimiche, quindi la fibra di bamboo è considerata artificiale, non naturale come il cotone o la lana. Il bamboo è sostenibile in quanto cresce rapidamente senza pesticidi, è biodegradabile e non richiede reimpianto dopo la raccolta. La fibra di bambù è traspirante, anallergica, resistente ai raggi UV e mantiene freschi gli indumenti.
  • Caffè:
    ecco un tessuto inventato pochi anni fa, a partire dagli scarti del caffè per l’abbigliamento sportivo. Una startup finlandese, per esempio, riesce a realizzare un paio di scarpe da ginnastica a partire dagli scarti di 12 tazze di caffè.
  • Ragnatela:
    “Qmonos” questo tessuto è stato lanciato in Giappone, a partire dalla combinazione dei microbi e dei geni presenti nelle tele dei ragni. La seta risultante è totalmente biodegradabile, estremamente leggera e ultra-resistente.
  • Rayon o Modal:
    la “seta del legno” è una fibra semi-sintetica simile al lyocell. In questo caso, però, si parte dalla polpa del faggio. Anche in questo caso, come altrove, è però necessario controllare la filiera per accertarsi di avere a che fare con del modal davvero sostenibile.
  • Soia:
    gli scarti della sua lavorazione sono utilizzati per essere trasformati in fibra tessile biodegradabile le cui caratteristiche sono: leggera ma resistente ed elastica, traspirante e antibatterica. La straordinaria morbidezza di questo materiale lo rende paragonabile al “cashmere vegetale”. C’è una nota dolente, il processo di estrazione della soia è chimicamente complesso, per certi versi simile a quello da cui si ricava il rayon.
  • Fiori di loto: 
    La fibra di loto, estratta dalle foglie e dai semi, proviene dall’Asia ed è biodegradabile; è possibile realizzare dei tessuti naturalmente impermeabili, morbidi e lisci, adatti per capi di intimo e sportswear.
  • Pianta Calotropis:
    “WEGANOOL” è un tessuto vegetale, senza sostanze chimiche, fatto da fibre di calotropis mescolate con cotone biologico dall’azienda indiana FABORG. È noto come “lana vegana” poiché è leggero, termoregolante e morbido grazie alle fibre di calotropis più sottili del cashmere.
  • Agrumi:
    La cellulosa artificiale si ottiene dalla polpa di agrumi spremuta. Grazie alle nanotecnologie, gli esperti sono ora in grado di convertire la cellulosa in filato. In Italia, le bucce di agrumi vengono scartate ogni anno e il loro corretto smaltimento costa molto denaro.
  • Arance:
    Orange fiber, di proprietà di Enrica Arena, è un’azienda italiana che produce tessuti sostenibili dagli agrumi. Fondata a Catania nel 2014, Orange Fiber ha creato un nuovo modo sostenibile di progettare materiali di alta qualità.
  • Ortica:
    è simile alle sete più pregiate; è addirittura migliore della seta poiché, grazie alla sua struttura, è più traspirante. La coltivazione di fibre di ortica è meno dannosa per l’ambiente rispetto alla coltivazione del cotone, perché le piante richiedono meno acqua e pesticidi.
  • Rose:
    La fibra di rosa è una viscosa estratta dai petali di rosa, notevolmente morbida, lucida, assorbente e traspirante, simile alla seta. Si distingue per la sua eccellente tingibilità, producendo colori brillanti. Questa fibra consente di creare tessuti ideali per la pelle sensibile, compresa quella dei bambini, ed è una scelta naturale, sostenibile e biodegradabile.
  • Alghe:
    Le fibre SeaCell™ sono prodotte utilizzando alghe raccolte in modo sostenibile dai fiordi Islandesi e lavorate in Austria. Le alghe vengono raccolte in modo sostenibile, mantenendo intatte le loro proprietà benefiche, e integrate in una fibra di cellulosa naturale attraverso un processo brevettato. Queste fibre sono biodegradabili e compostabili e offrono benefici per la pelle grazie alle sostanze nutritive delle alghe, favorendo la rigenerazione cellulare e riducendo le infiammazioni cutanee.
  • Latte:
    Origami Organics, una giovane start up che ha creato un filato ricavato dalla caseina, proteina del latte. alcuni vantaggi sono: ipoallergenica, antibatterica protegge dai raggi UV e biodegradabile.
  • Granchi:
    Il Crabyon è una fibra tessile giapponese creata da Omikenshi. È prodotta triturando gusci di crostacei, mescolandoli con cellulosa senza solventi. Questa fibra è antibatterica, antimicrobica, emostatica, biodegradabile, anallergica, ecologica e biocompatibile. Mantiene queste proprietà nel tempo, assorbe umidità e previene disidratazione cutanea

Pelli Vegetali

  • Pelle di Mele:
    “AppleSkin” Una pelle vegana realizzata utilizzando gli scarti della produzione di mele, come bucce e torsoli. È un’opzione ecologica poiché recupera materiali precedentemente inutilizzati dall’industria alimentare.
  • Pelle di Mais e patate:
    plastica Parblex èuna, Bioplastica, fibra artificiale ottenuta da materie prime naturali, come mais e patate, anziché da prodotti petroliferi. È in parte biodegradabile e può essere utilizzata per borse, scarpe, accessori di moda e imballaggi sostenibili.
  • Pelle di Cactus:
    “Desserto” Una pelle vegana derivata dalle foglie mature del fico d’india (cactus). È ecologica perché contiene fino al 90% di materie prime vegetali e biologiche, ed è parzialmente biodegradabile e riciclabile.
  • Pelle di Mango:
    “Fruitleather” Una pelle vegana ottenuta dai residui della produzione di succo di mango. Non utilizza solventi tossici durante la produzione ed è biodegradabile al 100%.
  • Pelle di Legno:
    “Ligneah” Una pelle vegana realizzata da sottili fogli di legno provenienti da foreste certificate. Non utilizza sostanze tossiche durante la produzione.
  • Pelle di Cocco:
    “Malai” Una pelle vegana ottenuta dall’acqua di cocco scartata dall’industria alimentare. È realizzata senza l’uso di sostanze chimiche nocive.
  • Pelle d’Ananas:
    “Piñatex” Una pelle vegana ricavata dalle foglie di ananas. È considerata ecologica e socialmente responsabile poiché utilizza gli scarti della produzione di ananas e crea posti di lavoro locali.
  • Pelle di Grano:
    “Rinnova” Una pelle vegana ottenuta dalle parti non edibili del grano. La produzione è solvent free e non utilizza sostanze chimiche nocive.
  • Pelle di Sughero:
    Una fibra naturale estratta dalla quercia da sughero. È sostenibile poiché le querce prosperano senza trattamenti chimici, ed è biodegradabile e riciclabile.
  • Pelle d’Uva:
    Vegea” Una pelle vegana realizzata utilizzando gli scarti della lavorazione del vino, come raspi, bucce e semi d’uva. È sostenibile poiché recupera tonnellate di scarti dell’industria vinicola.
  • Pelle di Funghi:
    Muskin” Una pelle vegana derivata dal fungo Phellinus Ellipsoideus. È ecologica perché i funghi crescono naturalmente e la produzione non utilizza sostanze chimiche nocive.
  • Pelle di Micelio:
    “Mylo” Un’alternativa alla pelle di origine animale ottenuta dal micelio dei funghi tra i quali anche Reishi. Viene coltivato in orti verticali senza l’uso di solventi tossici.
  • Pelle di Minerali e piante:
    “Mirum” è un’alternativa no-plastic alla pelle e viene prodotto diversi materiali che includono fibra di buccia di cocco, polvere di sughero, lolla di riso, semi di soia ed è supportata da cotone organico. Secondo l’azienda statunitense, il materiale può essere riciclato all’infinito ed è pertanto completamente circolare.
  • Pelle in Vitro:
    La pelle realizzata in laboratorio da VitroLabs viene prodotta utilizzando pochissime cellule animali, replica l’aspetto e la sensazione della pelle tradizionale.

Tessuti riciclati

Tra i tessuti riciclati più utilizzati nella moda abbiamo:

  • Cotone riciclato
  • Lana riciclata
  • Cashmere riciclato
  • Poliestere riciclato (rPET)
  • Polietilene riciclato

Alcuni utilizzi di questi tessuti riciclati:

  • Circulose
    Il materiale Circulose della svedese Renewcell è prodotto utilizzando unicamente abiti dismessi. Mediante l’uso di energia rinnovabile, il cotone contenuto negli indumenti viene estratto e sciolto in polpa di legno, prima di essere trasformato in un tipo di viscosa. H&M è stato il primo marchio a lanciare, nel 2020, un prodotto realizzato con Circulose, mentre Levi’s ha impiegato questo tessuto all’inizio di quest’anno per i suoi iconici jeans 501.
  • NuCycl
    A propria volta realizzato al 100% con indumenti riciclati, il materiale NuCycl dell’americana Evrnu è composto principalmente da rifiuti di cotone post-consumo. Questo tessuto completamente riciclabile è già stato utilizzato da Stella McCartney nel 2019 per la sua felpa Infinite Hoodie, realizzata in partnership con Adidas. 

Materiali a impronta di carbonio negativa

Esempi di tessuti avanzati ed ecosostenibili:

  • The Breath
    Il tessuto che cattura l’inquinamento e purifica l’aria
  • AirCarbon – A
    Il materiale AirCarbon di Newlight Technologies è a impronta di carbonio negativa, ovvero assorbe la CO2 dall’atmosfera. Questa alternativa alla pelle viene creata replicando un processo che avviene in natura: gli organismi marini sono infatti in grado di convertire il metano e l’anidride carbonica in una molecola biodegradabile. L’anno scorso, l’azienda ha annunciato una partnership con Nike.
  • LanzaTech – L’abito fatto di CO2
    Un’altra azienda ad aver sviluppato un materiale cattura-carbonio è LanzaTech, che converte le emissioni di CO2 delle acciaierie in una forma di etanolo, poi trasformato in un filato di poliestere. Zara ha lanciato quest’anno i suoi primi capi di abbigliamento realizzati con questa tecnologia (sono stati prodotti al 20% con emissioni di carbonio, per il resto in poliestere). Nel 2021 anche Lululemon ha stretto una partnership con LanzaTech.

Riflessioni

L’industria della moda sta affrontando una sfida cruciale nel ridurre il suo impatto ambientale e contribuire a combattere le emissioni globali. Le statistiche allarmanti riguardo alle emissioni, lo smaltimento incontrollato di abbigliamento e la persistenza dei materiali sintetici come il poliestere nei nostri ecosistemi mettono in luce la necessità urgente di adottare materiali tessili più sostenibili.

Fortunatamente, ci sono numerose alternative ecologiche e cruelty-free e materiali innovativi che offrono ulteriori opzioni per abbigliamento e tessuti sostenibili.

Inoltre, la pelle vegetale e i tessuti riciclati stanno guadagnando terreno nell’industria della moda, consentendo ai consumatori di fare scelte più responsabili. Ci sono anche materiali a impronta di carbonio negativa, come The Breath e AirCarbon, che hanno il potenziale per contribuire attivamente alla riduzione delle emissioni di carbonio.

In un mondo in cui la sostenibilità è diventata una priorità, è fondamentale che i consumatori, i brand e i produttori collaborino per abbracciare queste alternative e guidare l’industria verso una direzione più ecologica ed etica. La moda può e deve diventare un’alleata nella lotta al cambiamento climatico e alla preservazione dell’ambiente, e la scelta di materiali sostenibili è un passo fondamentale verso questo obiettivo.

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